Cult Punk
40 anni in punk: l’icona Cult
Nel 1976, concordemente, deflagra la rivoluzione punk. Siamo a Londra, probabilmente al Louise’s o presso il Sex, storico locale di Malcom McLaren e Vivienne Westwood. Come spesso accade è il linguaggio della musica a rompere gli argini con i Sex Pistols. Poi tanti altri, anche se precedenti sperimentazioni avevano dato il preludio. Nascono qui, adesso, le icone, i manifesti, la morale, la filosofia i pionieri e gli illuminati di una cultura, o sub cultura per alcuni, che non vuole solo contestare bensì totalmente rifiutare. Cosa? Tutto.
Il punk è, ufficialmente dopo otto lustri, un movimento artistico ed estetico in continua evoluzione che ha saputo generare successive correnti di pensiero e sottoprodotti adattatisi negli anni ai vari contesti geografici e socio culturali e che ancora oggi urla la sua attualità, la sua universalità.
Ma dove e come ci si vestiva all’inizio?
La vita di strada è per antonomasia una vita punk e proprio qui ci si vestiva, possibilmente al Beaufort Market a Chelsea e più tardi a Kensington e a Camden. E’ proprio negli street market che i giovani ed emergenti designer inglesi prediligevano, in misura minore oggi, “esercitare”. La gente faceva il resto “trafficando” con tutto ciò che capitava a tiro. Attualmente è possibile assaporare queste atmosfere al Brick Lane Market durante il vintage market della domenica o al più commerciale Cadmen Market in caccia di veri reperti storici qui ancora in circolazione.E qui da noi, in Italia?
La scintilla controculturale punk è arrivata leggermente in differita per poi trovare la sua voce originale. A Milano, a Bologna, a Torino, a Venezia, i ragazzi scuotevano e coloravano le città lasciando increduli i benpensanti che pensavano di aver visto tutto con i capelloni della generazione dell’isola di Wight e di Woodstock. E ai concerti degli Skiantos o dei Kandeggina Gang c’era una protagonista che esprimeva l’appartenenza permettendo inoltre certe performances di ballo, oltre che, per così dire, di sicurezza.
La Cult!
Una compagna di viaggio del punk nostrale poi sdoganata e resa eterna.
Alla base dell’icona Cult una grande idea, nata sul finire degli anni ‘70. La mutuazione dagli aspetti estetici e funzionali delle calzature da lavoro ed antinfortunistiche rispondeva perfettamente alle esigenze di un pubblico duro, che viveva per strada, che frequentava luoghi estremi. Il tipico puntale di acciaio divenne così un simbolo di ribellione, un chiaro messaggio di come il portatore interpretasse la vita e l’interazione con gli altri.
Un simbolo che poi ha conquistato bikers, rokers e ribelli di varia estrazione.
Vi farà piacere quindi vedere in esclusiva, in occasione del quarantennale punk, il prototipo della Cult.
Il numero zero del mito è custodito gelosamente da Massimo Melchiorri, presso lo studio di Civitanova Marche.
complimenti per l’articolo e…grazie cult per avermi accompagnato per tutta l’ormai lontana adolescenza